Ci sono molti modi di fare questa cosa. Uno è possedere macchine fotografiche analogiche, tenerle bene in un adeguato armadietto/vetrinetta, ogni tanto prenderle, accenderle, mettere a fuoco, mimare degli scatti o scattare proprio. Per chi ha amato a suo tempo questi oggetti, già può essere abbastanza gratificante. Spesso, infatti, si tratta di vere e proprie opere d’arte, e anche solo maneggiarli può risultare appagante.
Un altro modo è quello di mettergli dentro una pellicola e fare delle foto. Ancora più appagante, ma col non secondario risvolto che in un mondo ormai totalmente digitale, pellicole, carte, e i loro trattamenti hanno raggiunto quotazioni da capogiro, per cui bisogna andarci piano.
Un altro modo ancora è concentrarsi sulle ottiche, altri splendidi oggetti, adattandole ai corpi digitali e scattando quanto si vuole. Con lo scopo di continuare a usare obiettivi talvolta ancora molto buoni, e con l’intento di rimanere in mezzo al guado, rinunciando ai completi automatismi, ma pur sempre su un supporto digitale, comodo, immediato, e soprattutto più economico, con cui scattare a basso costo.
Poi ci sono gli aggiustatutto, quelli che recuperano vecchie attrezzature guaste e amano rimetterle a posto, e magari poi ci fanno anche qualche scatto.
E gli appassionati di tecnologia sovietica, che conoscono tutte le declinazioni degli Helios (e di quei materiali che al tatto, e all’olfatto, ricordano più armi, che non macchine fotografiche😊).
Etc. etc….
Tutto è lecito in questo particolare mondo, e ognuno se la gode come vuole.
Anche noi abbiamo il nostro modo. Tutto iniziò a metà degli anni 2000, a passaggio digitale ormai totalmente avvenuto. Un amico in visita al Photoshow, mi disse di avere un corpo macchina Canon AE-1 con normale f1.8 e zoom 100-200 di un conoscente che voleva venderli. La cosa non mi interessava minimamente, ma per gentilezza dissi che l’avrei detto in giro. A quel punto chiesi quanto chiedeva. Mi aspettavo 2-300€. “50€”. Alla mia faccia meravigliata (per quanto fosse poco) aggiunse “ma anche 30 possono bastare”. Restai di sasso. Non mi ero reso conto che in così pochi anni si era verificato questo fenomeno per cui tutti, catapultati verso il nuovissimo mondo digitale, buttavano letteralmente via ogni cosa analogica, in maniera anche parecchio insensata, talvolta.
Per lavoro eravamo passati subitissimo al digitale, già nel 2000, ma avevamo mantenuto tutta l’attrezzatura analogica, che comprendeva un vastissimo sistema Canon Eos e un vasto sistema Zenza Bronica, tutto come nuovo e perfettamente funzionante, come d’abitudine.
Siamo sempre stati appassionati di tecnologia fotografica, e al tempo amammo praticamente tutti i corredi di livello esistenti, che avremmo posseduto volentieri, se non fosse stato impensabile, per i costi che ciò avrebbe comportato. Ma ora la cosa era molto fattibile.
Poi un giorno, nello studio di un fotografo di matrimoni, vidi una vetrinetta con 6-7 Nikon professionali, che aveva usato nel tempo e aveva conservato. Erano bellissime, lì così, in esposizione. Da qui nacque l’idea di trovare le più belle professionali analogiche 35mm del tempo in cui iniziai a fotografare, gli anni 70, col loro 50mm bello, dunque almeno l’f/1.4, e collezionarle. Si sarebbe dovuto trattare di 5-6 macchine, e basta. Poi aggiungemmo qualche corpo semipro, ma comunque molto bello, di ogni marchio. Poi qualche generazione precedente e qualcuna seguente. Dopo ancora fu la volta di qualche obiettivo particolarmente significativo. Costava tutto talmente poco… Si può immaginare come sia andata. Sono 20 anni che questa cosa va avanti. Le af, le manuali. Le medio formato, 1-2-3 sistemi, 5-6-7 corpi. Le telemetro, 1-2-3, e rispettive ottiche. Le compatte. Qualcuna già posseduta, qualche altra perché irrinunciabile. Quasi tutto come nuovo. A volte persino materiali mai usati, fondi di magazzino…. Così alla fine, altro che 5-6 corpi col normale. Ovviamente senza tralasciare di rimanere super aggiornato in campo digitale, per ragioni di lavoro. Anzi, proprio il lavoro, togliendomi spazi di svago fotografico, mi spingeva sempre più a risolvere questa mancanza, verso acquisti che si risolvevano nell’acquisizione di oggetti molto belli. Che finivano poi inesorabilmente in un armadio, in attesa di tempi migliori. Anzi, proprio di tempo da dedicarvi, che era la cosa che mancava di più.
Insomma, alla fine, una bella collezione, di cui forse è arrivato il momento di farci qualcosa…
Prova